Sviluppo del bambino in famiglie maltrattanti

Pubblicato il da Sonia

Sviluppo del bambino in famiglie maltrattanti

La famiglia può diventare davvero il luogo del paradosso. Essa è rappresentata come il posto per eccellenza della dimensione affettiva, porto sicuro ove trovare riparo dalle frustrazioni della vita ma, talvolta, può rivelarsi come vero luogo degli orrori, ove aggressività e violenza sono consumate grazie a forme di complicità e collusioni dei suoi componenti. D’altra parte è statisticamente accertato che, per un bambino, il rischio di subire violenze da parte dei suoi familiari è più elevato rispetto all’eventualità di subire violenza al di fuori delle mura domestiche. Questo dato di realtà ha consentito di prendere consapevolezza del fatto che l’abuso, o l’incesto, non sono fenomeni eccezionali presenti solo, o prevalentemente, in famiglie socialmente e culturalmente deprivate; al contrario di quanto si possa pensare, essi rappresentano una forma di violenza trasversale a tutti i ceti sociali. L’attribuzione prevalente del problema a determinati nuclei è dovuta al fatto che essi sono spesso già sotto i riflettori dei servizi sociali e quindi più controllati. Tutte le famiglie, quindi, e non solo quelle marginali o cronicamente patologiche, possono produrre violenza nei confronti dell’infanzia.
Diciamo subito che non esiste uno stereotipo dell’adulto maltrattante, così come l’abuso ed il maltrattamento non sono riconducibili essenzialmente a patologie personali, ma avvengono sempre in contesti familiari che ne delineano il significato, l’origine e le modalità. Solo ricostruendo completamente le relazioni e l’intreccio familiare, possiamo comprendere perché e con quale significato si è sviluppata la storia; su quale base poi ci sono certamente tutte le differenze individuali possibili, a partire dalle caratteristiche del bambino (età, sesso, dotazione di base, eventuali malattie ecc.) e poi anche del genitore (la sua storia, le caratteristiche di personalità, le esperienze ecc.); in questo senso, ci sono anche adulti con disturbi riconoscibili ed evidenziabili. Le famiglie maltrattanti ed abusanti sono caratterizzate da conflitti di un certo livello di profondità, conflitti mai esplicati e ben poco consapevoli; famiglie con molti segreti, con tutte le conseguenze che essi hanno nel contribuire a questo tipo di comportamenti. E' sicuramente distruttiva la famiglia maltrattante. Un fenomeno, questo del maltrattamento in famiglia, che non va inteso solo come violenza sul piano fisico ma anche come violenza psicologica o come trascuratezza ed abbandono. Inquinano infatti allo stesso modo la possibilità di una armonica crescita, ed hanno identici effetti devastanti, non solo gli abusi familiari che ledono l'integrità fisica ma anche tutte quelle forme di subdola coercizione familiare che producono gravi sofferenze psicologiche nel ragazzo nonché tutte quelle diffusissime forme di trascuratezza materiale o affettiva che negano al bambino il soddisfacimento dei suoi fondamentali bisogni primari. In realtà la famiglia mal-trattante non è soltanto la famiglia autoritaria e dispotica che adopera "la frusta" per addestrare il "cucciolo d'uomo", né è solo la famiglia che sfrutta in senso economico quella particolare "merce" che può essere un bambino: è famiglia abusante anche la famiglia totalmente assente nella vita reale del bambino, quella che abdica ad ogni funzione educativa, quella che radica i suoi rapporti col figlio su una serie di pregiudizi e di stereotipi (che l'infanzia è una età felice e senza problemi; che l bambino basta un generico amore e che non è necessaria alcuna stimolazione; che il bambino è un essere informe e facilmente malleabile e condizionabile; che tutto si gioca nei primi anni di vita e che quindi i genitori possono molto presto ritrarsi dal proprio ruolo educativo e di sostegno), la famiglia che usa la pesante ironia per annientare il bambino denigrandone ogni iniziativa e tarpando ogni tentativo autonomo di esperienza. E può essere abusante anche la famiglia che, per un presunto rispetto della libertà del bambino o per un sostanziale disinteresse nei suoi confronti, lo lascia solo ad esplorare una vita che è per lui indecifrabile nei suoi complessi misteri; quella che - nell'illusione di assicurargli un luminoso avvenire - è particolarmente esigente e perfezionista, non sopportando mai che il bambino sia bambino e quindi incapace di evitare errori o di superare immediatamente i suoi difetti; quella che per iperprotezionismo impedisce al bambino di fare esperienze significative e strutturanti perché tutto è pericolo; quella ripiegata narcisisticamente su se stessa e quindi portata a svalutare ogni realtà fuori di se e ad inculcare nel figlio l'idea che il mondo, tutto il mondo, è ostile e negativo e che solo il proprio modello familiare è valido e da seguire pedissequamente; quella che attraverso il ricatto della riconoscenza, per l'amore dato e i sacrifici compiuti, avviluppa il ragazzo in una soffocante rete di relazioni in cui non l'amore liberante è presente ma solo un amore possessivo e distruggente.
Mentre è possibile individuare i casi di maltrattamento fisico diviene assai più difficile identificare i casi di maltrattamento psicologico o di incuria. Solo una attenta osservazione del bambino e delle sue difficoltà relazionali può essere rivelatrice di gravi insufficienze familiari. Ma è bene anche avere la consapevolezza che neppure i maltrattamenti fisici emergono con chiarezza: perché è forte l'omertà tra i genitori ed è difficile che per tutelare il bambino si rinunci, attraverso la denuncia dell'abuso, a mantenere il rapporto di coppia che si ritiene soddisfacente; perché difficilmente il bambino parla in quanto, malgrado tutto, il genitore maltrattante costituisce un punto di sicurezza che non può essere abbandonato; perché inoltre il bambino è portato a giustificare chi lo maltratta anche addossandosi colpe che non ha; perché la più generale omertà tra adulti porta anche chi non fa parte della famiglia a tacere, anche per evitare reazioni da chi si percepisce violento e quindi pericoloso; perché non sempre i professionisti che sono a contatto con i minori (i medici, gli insegnanti)sanno percepire i segni, anche eloquenti, dell'abuso. Per questo le statistiche giudiziarie non danno una rappresentazione compiuta del fenomeno sicuramente più esteso di quello che appare: le insufficienze familiari che sono alla base dei tanti disagi che portano spesso alla devianza impongono - a tutela della personalità in formazione - significativi interventi innanzi tutto per qualificare il rapporto familiare.

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