Gravidanza: prima visita dal ginecologo

Pubblicato il da Sonia

Gravidanza: prima visita dal ginecologo

La prima ecografia dovrebbe essere fatta tra la sesta e l’ottava settimana. Non prima della sesta settimana e meglio non dopo l’ottava. Quali sono le ragioni? Prima della sesta settimana non sarebbe possibile identificare con un’ecografia la presenza di una gravidanza in utero e un battito cardiaco fetale presente. Dopo l’ottava settimana invece potrebbero sfuggire alcune situazioni specifiche della gravidanza, come la gravidanza extrauterina o la gravidanza molare (più infrequente). Non aspettare troppo è opportuno anche perché la coppia può avere tutte le informazioni sulla diagnosi prenatale e ha il tempo di elaborarle e discuterle, per poter fare una scelta il più possibile ragionata e consapevole. Le ecografie di routine successive alla prima visita sono l'ecografia morfologica alla ventesima settimana e la biometrica alla trentaduesima settimana. E ancora: è bene fare all’inizio della gravidanza determinati esami del sangue che potrebbero mettere in luce alcuni elementi di rischio; elementi che è meglio sapere tempestivamente.

Andiamo a vedere ciò che succede nella prima visita dal ginecologo: Durante la prima visita, il ginecologo deve: ricostruire l’anamnesi della paziente, ossia la storia della mamma e della famiglia, prescrivere gli esami del sangue, prescrivere gli esami delle urine, verificare quando è stato fatto il Paptest, la visita ginecologica, l’ecografia. Quindi andando nel dettaglio si informa su: Patologie materne, legate cioè alla salute della mamma, che possono in qualche modo essere di pregiudizio per il fisiologico andamento della gravidanza. Qualche esempio: l’ipertensione, il diabete, pregressi eventi embolici o trombofilici. Rientrano in questa categoria anche le (meno frequenti) patologie autoimmuni e molte altre patologie che possono influenzare il buon esito della gravidanza. Patologie di ordine genetico-familiare, ossia presenti nell’albero familiare, che possono trasmettersi al nascituro anche se i genitori sono sani. Queste patologie sono migliaia e migliaia, alcune molto rare. Due esempi, relativamente comuni in Italia: l’anemia mediterranea e la fibrosi cistica. Le patologie genetiche sono identificabili nel nascituro attraverso un esame invasivo (villocentesi o amniocentesi). La futura mamma dovrà farsi le analisi del sangue per verificare l’assenza di anemia; glicemia per stabilire l’assenza di patologie diabetiche; transaminasi per escludere patologie epatiche; l’esame delle urine è dunque fondamentale nel terzo trimestre di gravidanza, quando appunto aumenta il rischio di gestosi o ipertensione sovrapposta alla gravidanza. E’ un esame di base, quindi si fa nel primo trimestre e poi si ripete. Il ginecologo deve anche verificare quando la paziente ha fatto il Pap test perché è importante sapere che la donna gravida non abbia, ad esempio una patologia nel collo dell’utero. Se la paziente non ha un Pap test recente è opportuno farlo in gravidanza. Non è dannoso ed è utile averlo.

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